Benevento, intervista a Carmen Castiello del Centro Dimensione Danza

05.12.2007

Dalla finestra si intravedono svariate figure formate da corpi cullati dalla musica. Sagome evanescenti e raffinate, in movimento. Questa scena ha segnato l'inizio e la fine dell'incontro con Carmen Castiello, direttrice del Centro Studi Dimensione Danza, di Via Piermarini, a Benevento.
13 anni di attività in città e 18 in una provincia sannita per un'artista che vive del ballo. Nella sua scuola sono attivi corsi di classico, modern-jazz e di contemporaneo, le allieve hanno un'età che va dai 4 e i 19 anni e gli esami di fine anno accademico sono tenuti da docenti dell'Accademia Nazionale di Danza di Roma e del Teatro San Carlo di Napoli. Per i bimbi si propongono progetti improntati alla ricerca della consapevolezza corporea e al rapporto con spazio e musica.
"Tale insegnamento - ha spiegato Castiello - si chiama Educazione al Movimento, deriva dai paesi anglosassoni, ha valore formativo-educativo e introduce metodologie che consentono ai bambini uno sviluppo bio-psico-sociale. È importante fargli prendere coscienza di un corpo che danza. Lo studio della disciplina vera e propria inizia intorno agli 8/10 anni. Le punte,poi, prima dei 10/12 anni non vanno messe. Anni fa, invece, nell'immaginario collettivo era presente l'idea di una ballerina in miniatura impegnata in un'imitazione della tecnica praticata dagli adulti. Niente è più inutile e dannoso che il precoce uso delle punte e l'esercizio tecnico senza un'adeguata preparazione. La bambina non è una mini ballerina, è una persona che deve crescere e che poi comincia fare danza".
Collaborazioni esterne?
"Ospitiamo maestri di fama internazionale per dare alle aspiranti ballerine la possibilità di approfondire la conoscenza della danza sia come forma di cultura che come momento di comunicazione. Corsi periodici sono tenuti da Ugo Ranieri, primo ballerino del Teatro San Carlo di Napoli, da Manoela Caracciolo, nonché laboratori coreografici con Mauro Astolfi della "Spellbound Dance Company".
Qual è lo scopo della scuola danza?
"Insegnare con professionalità un solido metodo di studio che punti allo sviluppo tecnico-artistico e alla creatività. Un metodo che possa plasmare gradualmente il corpo a estrinsecare la propria indole. È un luogo dove si deve cresce bene, è un laboratorio di vita dove si rispettano i sentimenti umani. Chi apprende la danza acquista uno stile di vita diverso da chi non lo fa, ciò è conseguenza di un rigore che noi conserviamo. L'uso della divisa, il rispetto dell'orario, l'ordine in sala disciplinano bambini che oggi non hanno più il senso delle regole. Spesso, poi, accade che si amplino interessi culturali, oltre che tecnici. Gli allievi restano affascinati quando spiego cosa accade a livello anatomico se facciamo un certo movimento, o quando ricorro a legami con la mitologia, per chiarire la derivazione di una posizione. Ai ragazzi piace imparare, l'importante è essere chiari e far capire che tu ami quello che fai. Ogni giorno c'è una ragione diversa per cui è bello "andare a danza". Per me i bambini non sono una merce, con ognuno di loro ho un diverso rapporto, si crea un'atmosfera in cui loro si esprimono liberamente, qui più che a scuola, dove si tende a reprimere chi non è bravo. Qui, invece, aiutiamo chi è in difficoltà, non facciamo mai pesare l'errore ma puntiamo a rafforzare la parte buona dell'allievo".
Benevento c'è la cultura della danza?
"La gente, purtroppo, non è abituata a leggere il movimento. In città manca un pubblico. Se in uno spettacolo è assente un nome di richiamo si rischia di avere la sala semivuota. La scuola di danza, allora, ha come compito anche quello di creare un gusto e la consapevolezza che è una forma di cultura, così come il teatro. Si è investito poco su questa attività. Eppure, il ballo ha rappresentato la storia dell'uomo in ogni periodo storico".
Cosa pensa del saggio?
"È un momento artistico importante per gli allievi. È l'unica occasione per esprimersi e per mettere in scena gli esercizi che si studiano durante l'anno. È una situazione emotiva che è bello condividere e dove ci si libera della tecnica per mettere fuori la gioia di esporsi. Si sentono parte di un mondo magico. Nella preparazione dello spettacolo c'è una coordinazione di movimento, di costumi, di colore, di scenografia, di studio dei personaggi che si interpretano, di volontà nel superare la paura di andare in scena. La danza va ben oltre le ore dedicate allo studio della disciplina. Intreccia rapporti, suscita emozioni, fa fiorire amicizie, affina i caratteri, rende consapevoli delle proprie capacità e dei propri sentimenti".

Simona Carpinella

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